Tenuta Enza La Fauci - Oblì 2008 Faro Doc




Volle il destino di ritrovarmi seduto al fianco di una Signora che fino in quel momento mi era visivamente sconosciuta. In un laboratorio-degustazione sui vini dell’Etna. Fummo d’accordo, in perfetta sintonia, e ne disquisimmo fino ad esser di disturbo. Alla fine seppi il suo nome: la produttrice Enza La Fauci. Immediatamente, gli feci i miei più sentiti complimenti per una sua interessante creatura. L’Oblì 2008 Faro Doc. Lo avevo ascoltato ed apprezzato qualche giorno prima raccontandogli come lo ebbi fra le mie mani.


La Tenuta Enza La Fauci è in C. da Mezzana (Messina), Capo Peloro. Dove, Ulisse durante il suo viaggio s’imbatté nelle sirene (Odissea…).

Il Vino prodotto proviene da una fermentazione spontanea. Senza inoculo di lieviti selezionati. Uno dei fattori scatenanti, che dà inizio al processo fermentativo è la temperatura . In Sicilia, nel periodo della vendemmia, spesso, è così alta che può superare con facilità i 35°. Questo processo, è inversamente proporzionale alla stessa temperatura. Maggiore (>) sarà questa , minore (<) sarà il lasso di tempo che darà l'inizio all’attività di questi lieviti. Di solito, nella Tenuta Enza la Fauci, questo processo ha inizio alle 24/48 ore. Il mosto s'incomincerà a riscaldare e  far rumori. Stridere, lamentarsi a volte anche eruttare fino a ribollire con cadenze temporali quasi costanti che, alle orecchie di chi lo crea sembra una dolce e vitale musica. Ma se s’interrompe e Lui tace…, si sgranano gli occhi, le orecchie e arriva la paura!

Le cultivar che compongono L’Oblì Faro DOC sono: Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Nero D’Avola e Nocera.

Il Nerello Mascalese: Niureddu Mascalisi o Niureddu, è il vitigno principe autoctono coltivato nel parco dell’Etna. E' stato selezionato dai viticoltori della piana di Mascali (CT) più di centocinquanta anni fa. Questo vitigno entra nella composizione dell’Etna Doc per non meno dell’ 80%. Viene allevato nelle pendici del vulcano, da quota 350 sino ai 1.100 m.t. s.l.m. . Predilige il sistema di allevamento ad alberello basso con potatura corta. Ha una buona tolleranza alle principali malattie crittogamiche, anche se presenta una sensibilità all’oidio. A secondo il versante e la quota del vulcano in cui viene coltivato produce vini con caratteristiche organolettiche-territoriali completamente differenti fra di loro. Dà origine a dei grandi vini rossi da invecchiamento. Nel messinese viene coltivato sia in prossimità della costa,  ma anche nel retrostante comprensorio montano.  Qui, si sesprime con grande carattere. Compone il Faro Doc. Il disciplinare di produzione prevede l'impiego di uve Nerello Mascalese in una percentuale compresa fra il 45 e il 60%, di Nocera per il 5-10%, Nerello Cappuccio per il 15-30% con l'eventuale aggiunta di uve Nero d'Avola (Calabrese) e/o Gaglioppo ( Monsonico Nero) e/o Sangiovese per un massimo del 15%.

Il Nerello Cappuccio o Mantellato: Mantiddatu Niuru o Niureddu Ammantiddatu, vitigno anch’esso autoctono del comprensorio etneo. Il suo nome è dato dal portamento che assume la chioma in fase di sviluppo, specialmente, coltivato ad alberello. Questa, come un mantello, protegge e sottrae i grappoli alla vista. Oltre che nelle vigne etnee si trova nella provincia di  Messina, ma anche oltre lo stretto, Reggio Calabria e Catanzaro.
E’di origine ignota ed é presente nel Faro Doc in percentuali di 15-30% e nell’ Etna Rosso Doc nel 15-20%
Questo vitigno entra nella costituzione, insieme al Nerello Mascalese, all’Etna Rosso Doc. Invece, insieme al Nerello Mascalese, Nero d’Avola, Nocera ed altri vitigni minori, nella produzione del Faro Doc. Il Nerello Cappuccio, vinificato in purezza dà vini pronti da medio invecchiamento. Ha grappolo medio, corto, piramidale con acino a forma sferoidale.

Il Nero d’Avola detto anche Calabrese. E' considerato il vitigno a bacca rossa più tipico della Sicilia. Calabrese è il nome italianizzato  dell'antica parola dialettale siciliana del vitigno Calavrisi, che significa uva cala, di Avola o venuto da Avola. È stato selezionato dai viticoltori di Avola, comune in provincia di (Siracusa), diverse centinaia d’anni fa. Si è diffuso a Noto (SR) e Pachino (SR) e successivamente in tutta la Sicilia. In ogni zona di coltivazione regionale esprime differenti sensazioni organolettiche-territoriali. Il vitigno opportunamente coltivato e vinificato dà origine a grandi vini rossi da invecchiamento.
Qualche ventennio fa era utilizzato quasi esclusivamente per la produzione di vini da taglio (Pachino) ed esportato in grandi quantità. In Francia era chiamato le vin mèdicine. Nel nostro territorio c’è stata una rivalutazione e viene anche utilizzato nei blend siciliani da carattere bordolese, per dare un tocco di eleganza e morbidezza. Con la sua trama tannica molto gentile, riesce a smussare e levigare l'eventuali asperità che possono apportare i vitigni internazionali impiantati e adattati ormai da tanto tempo in  Sicilia.

Il Nocera: Vitigno autoctono della provincia di Messina, un tempo diffusissimo, poi soppiantato dai vitigni sopra citati e dall’avvento degli internazionali. Si era ridotto a pochi ettari. Oggi c’è una più che giusta rivalutazione. Il Nocera entra a far parte, con il Nerello Mascalese e Cappuccio, nel disciplinare di produzione del Faro  Doc. Si trova anche oltre lo stretto a Reggio Calabria e Catanzaro. In Francia, Provenza e Beaujolais, dove si è diffuso con i nomi di Suquet e Barbe du Sultan (Pulliat 1879). Questa cultivar a maturazione, ha grappolo lungo, mediamente serrato con acino medio, di forma ellissoidale di colore grigio-bluastro. L’uva giunta a maturazione è molto dolce e con un’ottima acidità. Il Nocera antichamente,  veniva utilizzato anche come un'uva da tavola. Soffre, più degli altri di siccità. Questa cultivar, vinificata, regala sensazioni olfattive-gustative  ben distinguibili come un grande vitigno, ed imprime, dentro al bicchiere, una firma ben marcata  per l'identificazione  del Faro Doc.

Il Faro Doc, prende il nome dall’antica popolazione detta Farenzi. I produttori associati al Consorzio di Tutela sono 14 di cui soltanto 8 imbottigliano ed hanno etichetta (Claudio BarberaAz. Agr. Bonavita di G. Scarfone & C. S.a.s.  - Az. Agr. Giostra Reitano Francesco - Azienda agricola Palari S.S.  - Paone Domenico  - Riserva La Chiusa S.r.l.  - Az Agr. Vigna Sara di Caruso Francesco - Scarcella Pierino Giuseppe). Di questi, non tutti si possono trovare in commercio. Allo stato attuale esistono produzioni molto esigue anche di  700/1200 bottiglie circa. Il Faro Doc non può produrre matematicamente più di 7000/8000 bottiglie per ettaro. Per i sistemi di allevamento e le pratiche colturali adottate. In questo periodo storico e per la morfologia del suo territorio, ha una superficie di area vitata limitata (Albo dei Vigneti Faro Doc). Escluso il produttore Salvatore Geraci ( Faro Palari), che ha i vigneti impiantati da circa 20 anni e che è l’unico che gode di una buona tecnologia in cantina, il restante, sono tutti impianti giovani che risalgono, all'incirca, dal ’04 in poi.

L’Oblì Faro Doc 2008 è un vino naturale non certificato!

Nella tenuta Enza la Fauci, il vigneto non ha mai avuto alcun trattamento che non fosse naturale. Sia per quanto riguarda il diserbo ( l'erba viene tolta a braccio dalla squadra di pazienti contadini), sia per quanto riguarda i trattamenti e le concimazioni. I trattamenti preventivi sono mirati alla sanità dell'uva. Sono ridotti davvero al minimo, grazie al vento costante che soffia lungo i filari che si trasforma in un anticrittogamico naturale. L’IGT della Tenuta, si chiama, appunto, Terra di Vento! ( Nerello Mascalese e Nero d’Avola). Si utilizza solo rame e zolfo in quantità minime, mentre, per le concimazioni, si fa uso sapiente del sovescio (favino) ad anni alterni. Pratica certamente faticosa ma efficace.
Durante la vinificazione non si usano lieviti selezionati, e si attendo in trepidante pazienza che la fermentazione inizi da sè.
Durante i travasi, si usa un quantitativo bassissimo di solforosa ( sempre sotto i limiti Bio fissati)

*Riflessione/Considerazione*
Sono fortemente convinto che, la solforosa impiegata con questi  bassi dosaggi, abbia una duplice funzione/azione. Oltre a svolgere l'attività selettiva, di antisettico, antiossidante e conservante nel  vino, dà  senza ombra di dubbio,  una maggiore tranquillità mentale all'uomo (produttore o enologo) che la utilizza, stabilizzando anch'esso. Perchè ha la capacità di agire rassenerandolo e tranquillizandolo dopo averla aggiunta, così che possa dormire dei sonni più sereni.

Enza La Fauci: “Come ti dicevo, caro Maurizio, durante la nostra chiacchierata, il mio vino non ha alcuna certificazione biologica in quanto l'essere naturale per me non è neanche una convinzione ma è un fatto insito ed assolutamente spontaneo, non acquisito. Ritengo, fra l'altro, che la marea burocratica cui si deve adempiere nel caso di certificazione da parte di ente certificatore, sia un ulteriore dispendio di energie nell'affollatissima foresta burocratica nella quale siamo costretti a svolgere il nostro lavoro noi che facciamo vitivinicoltura. Gli enti cui facciamo capo sono 21. Presso la Comunità Europea è stata aperta una petizione che mira a raccogliere adesioni da parte dei produttori europei vitivinicoli e mirata ad alleggerire gli adempimenti burocratici cui siamo sottoposti”.

I vitigni della Tenuta Enza La Fauci si estendo su 5 terrazzamenti esposti al sole e al vento della costa Messinese (Sicilia). Nel 2004 si è scelto d’impiantare il vigneto con portainnesti differenti sulle diverse varietà,  ma anche su barbatelle franche di piede innestate in campo con le 4 varietà che compongono il Faro Doc. Pertanto, si ha la possibilità di capire come si comportano le diverse varietà in uno stesso luogo ma su portainnesti differenti.

• La Terrazza 1 - si compone di viti di: Nerello Mascalese, Nocera, Nerello Cappuccio e Nero d'Avola innestate nel mese di Agosto su piede franco, impiantato in Dicembre. Le "marze" provengono da piante selezionate in vigneti locali, ed esattamente da vigneti collocati in quota sui monti proprio alle spalle della Tenuta. Il territorio messinese vanta un comprensorio montano importante le cui pendici giungono al mare . Dal 2004 ad oggi l’esperienza in campo è la seguente: gli innesti hanno attecchito bene da subito e le viti hanno avuto uno sviluppo omogeneo e vigoroso con un’ottima lignificazione. Per cui, oggi si hanno delle bellissime piante robuste e ben generose. La cosa bizzarra è che ciò accade su tutte le 4 varietà. Per cui, si è dedotto, che in questi luoghi, l'innesto in campo risulta assolutamente la forma più adeguata.

• Nella Terrazza 2 - sono impiantate 2 varietà ( biotipi) di Nerello Mascalese . I portainnesti, della medesima tipologia, provengono da 2 vivai differenti. Le piante hanno un po’ sofferto nella prima fase di crescita ma adesso hanno un'ottima vigoria e buona lignificazione. Da notare, che la maturazione di una parte rispetto all'altra è ritardata di almeno una decina di giorni, per cui si fanno 2 vendemmie della stessa terrazza.

• Nella terrazza 3 - c’è dell'ottimo Nocera. Un grande vitigno che esprime e caratterizza il territorio messinese. Regala profumi balsamici e gentili note di frutti rossi, ma anche pesca e albicocca. In bocca è elegante e persistente.

• Nella Terrazza 4 - c'è  il Nero D'Avola su portainnesti anch’essi di due differenti vivai. Comportamenti delle viti differenti ed imprevedibili. Viti vigorose generose sane e robuste si alternano a viti più passive alle intemperie ed al vento locale. Difficoltoso fare previsioni sulla resa.

• Nella Terrazza 5 - c’è il Nerello Cappuccio su un portainnesti unico . Ottimo sviluppo di queste viti che essendo le più esposte alla salsedine oidica resistono eroicamente alle sciroccate più violente ed anche al maestrale che giunge dal mare. L'uva di queste piante conferisce all’ Oblì eleganza e morbidezza. Sono in generale le viti più generose dell'intero vigneto. Si adopera un diradamento molto spinto concentrando le energie delle viti sui pochi grappoli centrali della pianta. La natura del terreno è argillosa con strati di calcare a 3/4 m. La cosa importantissima è la presenza della “Mica”, pietra ferrosa che al sole brilla e che essendo friabile, durante le lavorazioni del terreno, lascia parte della mineralità che si trasferirà dalla vite ai sui frutti. Questo minerale ( Mica) viene considerato un vero regalo nel vigneto. Al cospetto del trattore che durante le lavorazioni grida vendetta.

La densità d’impianto è di 5000 piante per ettaro, sistema di allevamento Cordone Royal e Guyot. Raccolta delle uve manuale in cassetta. Le cultivar vengono vinificate separatamente con macerazione sulle bucce per dieci giorni circa. Maturazione in barrique nuove e usate per almeno 12 mesi con affinamento in bottiglia dai 6 ai 9 mesi.

Dove: Sicilia - Italia
Denominazione: Doc - Denominazione di origine controllata
Tipologia: Rosso
Vitigni: Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Nero d'Avola, Nocera
Alcool: 14.50
Prezzo: 15
Data degustazione: 26/10/2010
Valutazione: @@@@


L’Oblì 2008 Faro Doc si presenta nel bicchiere fra il Rubino e il granato.

Dona al naso una gentile esplosione elegante ed equilibrata di sentori olfattivi ben intrecciati fra loro. Viola, rose, cioccolato bianco, noce moscata, pepe ed amaretto. Inspirando con il naso con più impeto  fino a riempire i polmoni, si riesce ad estrarre dal vino la cannella, l’alloro e il mentolo.

Entra in bocca setoso, ma nel contempo di ciliegia polposa e piacevolmente masticabile ed è anche gradevolmente scorrevole. Risiede in bocca vellutato, lungo, costante e con una piacevole è semplice mineral-sapidità.

2 commenti:

  1. sto attendendo che mi invii la campionatura, colpa di un mio clamoroso ritardo...
    notizie molto interessanti.

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